MARY OBERING
Fondazione Giuliani è lieta di presentare Outside and Inside [Fuori e dentro], la prima mostra dell’artista americana Mary Obering (1937-2022) in una istituzione europea. L’esposizione è un’approfondita esplorazione della sua variegata pratica pittorica, che si è estesa allo studio del paesaggio, del corpo, della cosmologia, della matematica, della scienza e della spiritualità. Nel corso dei quasi cinquant’anni della sua carriera, Obering ha realizzato opere apparentemente semplici e geometriche, giustapponendo le strategie del Minimalismo – combinazioni essenziali, modularità, ripetizione – con una esplorazione personale della forma e del colore. Pur aderendo al linguaggio pittorico dell’astrazione geometrica, ne ha spinto sistematicamente le potenzialità verso territori più complessi. Era come se l’artista non considerasse mai l’astrazione fine a se stessa, ma piuttosto ciò che l’astrazione può racchiudere. Obering ha ridotto all’essenziale l’estetica del Minimalismo usando tecniche pittoriche e materiali più vicini all’arte del Rinascimento italiano, caratterizzato da una pennellata decisa, dalla stratificazione di colori sontuosi, dalla foglia d’oro e dalla tempera.
Obering si trasferì a New York nel 1971, incoraggiata da Carl Andre. Qui diventò parte di una comunità di artisti all’avanguardia che vivevano nel quartiere di Soho in ex fabbriche da poco riconvertite in loft, e instaurò un legame profondo di amicizia non solo con Andre, ma anche con Donald Judd, Marcia Hafif e Sol LeWitt. Questa comunità sarebbe rimasta profondamente significativa nella vita di Obering, mentre perseguiva con fervore il suo percorso indipendente.
Nei primi anni ’70, Obering ha iniziato a esplorare la capacità della pittura minimalista di spingere oltre lo spazio pittorico interiore; le stratificazioni dello spazio nelle sue opere su tela creavano ingressi architettonici e concettuali verso paesaggi mutevoli. Tuttavia, già alla fine degli anni ’70 aveva abbandonato le tele per i pannelli di masonite per iniziare la nuova serie di Arches, uno sviluppo significativo che ha illuminato la sua lunga indagine sull’idea rinascimentale del dipinto come finestra sul mondo. Citando ancora una volta elementi compositivi del paesaggio, queste opere evocavano ulteriormente la linea dell’orizzonte, prerogativa tipica della finestra, e il ruolo di mediazione tra esterno e interno. In molti modi la serie degli Arches era il ponte architettonico e concettuale tra Soho e l’Italia, un Paese che Obering ha amato sin dall’età giovanile e dove cominciò ad abitare periodicamente, nel cuore del Salento, a partire dalla fine degli anni ’80. Il suo amore per la pittura rinascimentale italiana l’aveva portata ad utilizzare la tecnica della tempera all’uovo e la foglia d’oro su pannelli di gesso, che sarebbero diventati i suoi materiali caratteristici, sebbene i suoi dipinti continuarono a rappresentare il formalismo rigoroso del Minimalismo.
In seguito Obering si dedicò maggiormente alla fisica delle particelle e alla cosmologia, unendo ai suoi interessi artistici quelli scientifici; trattando pannelli di forme diverse, illustrò concetti quali la collisione delle particelle all’interno di una struttura minimalista. Sempre più guidata dai materiali, negli anni ’90 iniziò a creare opere in più pannelli, intesi ad oltrepassare il piano della pittura e a coinvolgere anche le pareti alle quali le opere erano affisse. A mano a mano più scultorea, la presenza stessa delle opere – le loro qualità fisiche e la relazione con ciò che le circondava – era messa in primo piano, interagendo con lo spazio espositivo e sottolineando la loro relazione tanto con l’architettura quanto con il corpo. Nel suo processo di contemplazione della luce e della densità, c’era anche qualcosa di estremamente strutturato nelle sue opere. Come sempre, lei costruiva un dipinto, piuttosto che dipingere un dipinto.
Tracciando una traiettoria di alcune delle opere più significative di Mary Obering, Outside and Inside [Fuori e dentro], esamina le indagini, le domande e le grandi idee che l’artista ha elaborato in ogni serie: il paesaggio, l’architettura, la visione, le relazioni personali e le forze interne ed esterne che operano nel mondo.
Mary Obering è nata nel 1937 a Shreveport, in Louisiana, ed è morta a New York nel 2022. Ha conseguito una laurea in psicologia con una specializzazione in arte presso l’Hollins College nel 1958. Ha poi studiato psicologia sperimentale con BF Skinner al Radcliffe Graduate College (college femminile di arti liberali dell’Università di Harvard). Nel giugno 1971 ha conseguito un master in pittura presso l’Università di Denver e poco dopo si è trasferita a New York. Le opere della Obering sono state esposte al Whitney Museum of American Art di New York, al Museum of Fine Art di Boston, all’Aspen Art Museum del Colorado, all’Aldrich Contemporary Art Museum di Ridgefield, CT, al Wadsworth Atheneum di Hartford, Connecticut, al Denver Art Museum e al Nelson-Atkins Museum. Le sue opere sono presenti nelle collezioni permanenti di importanti istituzioni, tra cui il Whitney Museum of American Art, il Detroit Institute of Art, il Metropolitan Museum of Art di New York, il Museum of Fine Arts di Boston, il Perez Art Museum di Miami e il Wadsworth Atheneum.